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Cenni storici...

"La storia universale è compresa tra l'alba e il tramonto". Louis Borges ha definito con folgorante intuizione poetica il miracolo della storia, con un amore infinito per il divenire come luce perenne, tenue o assolata, in cui drammatiche zone d'ombra non mancano, inesistenti senza la luce che le scopre, mettendole a nudo nella loro indicibile durezza.
La storia non si cela nell'oscurità  notturna del tempo sconosciuto, ma tutto è comprensibile perchè accaduto e come tale afferrabile e conoscibile, simile alla luce di un giorno qualsiasi dell'universo.
Il tempo nasce con l'uomo perchè la necessità  dell'esistere è la misura del tempo, parola indoeuropea dall'etimo significativo: tagliare col senso originario di dividere. La necessità  di accordare il ritmo delle attività  umane a un metronomo naturale che scandisse il fluire del tempo, condusse i nostri più lontani progenitori a levare gli occhi in direzione di un maestoso fondale, sul quale uno spolverio di luci mostrava silenziosi movimenti dalla straordinaria regolarità : il cielo. Il brillare del sole ha una naturale conseguenza: l'ombra. L'ombra lunga del mattino, via via più corta a mezzodì e di nuovo più lunga fino allo spegnersi del sole dietro l'orizzonte. L'ombra è quindi la misura del tempo, non soggettivo, non convenzionale di un orologio meccanico, di un fuso orario, o dell'ora legale, ma naturale. Vero. L'unico caso in cui la luce ed ombra non sono in antinomia culturale, simbolica, allegorica, mitologica e retorica. Potremmo dire l'ombra della luce, o la luce dell'ombra. L'ombra di un più spiccato significato alla luce e viceversa, prive di contrasto, ma unite in un inscindibile rapporto esplicativo che le avvalora. Millenni prima del cannocchiale di Galileo Galilei, l'uomo era stato capace di individuare nei moti celesti varie periodicità , dal susseguirsi del giorno e della notte al ciclo delle fasi lunari, dal mutare annuo della posizione del sole sullo sfondo delle stelle a quello dei pianeti, dagli intervalli delle eclissi al lunghissimo intervallo di tempo necessario alla Terra per completare il proprio moto di precessione. Tali periodicità vennero impiegate per strutturare i differenti archi temporali nei quali si dipana la nostra esistenza: i giorni, le settimane, i mesi e gli anni. Il cielo divenne così l'orologio e anche il calendario dell'umanità, e presto ne sarebbe diventato anche la bussola. In tempi più recenti l'uomo ha saputo individuare nei regolari ed armoniosi moti celesti precise leggi matematiche ed è stato in grado di tracciare nei cieli un complesso edificio geometrico che imbrigliasse nella ideale materialità  di semplici piani e circonferenze l'irraggiungibile eleganza celeste.
La meridiana di Fizzanotti affonda le proprie origini in un passato molto lontano e sebbene sia stata realizzata con macchinari di eccezionale raffinatezza e tecnologie avanzatissime, si troverà  comunque ad operare con princpi e condizioni di ancestrale memoria.
Fizzanotti prende spunto dalla semplificazione della sfera armillare per realizzare il suo orologio mondiale solare. Costruito in acciaio, nasce dal taglio con la luce laser. La luce radiante visibile o prossima al visibile ha creato un oggetto per la luce. La luce per la luce e per l'ombra che ne testimonia la sua esistenza. Le armille un tempo statiche ora prendono "vita" e seguono le latitudini di tutti i luoghi della Terra. Ora il tempo non è più solo quello universale del sole, ma segue le ore convenzionali di ogni nazione, città  o paese del Mondo.
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